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Appalti, Parlamento: ‘progettazione ai dipendenti pubblici diplomati non abilitati’


Apertura ai tecnici diplomati dipendenti pubblici non abilitati, che potranno firmare i progetti se in possesso di un’esperienza di cinque anni, e massimo ribasso fino a un milione di euro per le gare bandite sulla base del progetto esecutivo. Ma anche stop alle deroghe su subappalto e appalto integrato. Sono alcuni dei contenuti del parere definitivo del Parlamento sul Correttivo al Codice Appalti che come già emerso dai lavori preparatori, ha bocciato alcuni contenuti che non rispetterebbero i principi della legge delega (L. 11/2016). Le indicazioni saranno ora vagliate dal Governo, che dovrà mettere a punto la versione definitiva del Correttivo. Il Parlamento ha proposto che i tecnici diplomati non abilitati alla professione, dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni, possano firmare i progetti, nei limiti previsti dagli ordinamenti professionali. I tecnici diplomati dovranno aver ricoperto incarichi analoghi almeno per cinque anni, risultare inquadrati in un profilo professionale tecnico e aver svolto o collaborato ad attività di progettazione. Sembra quindi scartata l’ipotesi di richiedere ai dipendenti pubblici l’iscrizione all’Albo professionale. La proposta di modifica era stata inserita nel Correttivo su pressione delle professioni tecniche per garantire la qualità della progettazione e assicurare parità di trattamento tra i professionisti. Ascoltando le richieste delle imprese, il Parlamento ha chiesto che gli appalti di importo inferiore a un milione di euro, in cui venga messo in gara il progetto esecutivo, possano essere affidati col criterio del prezzo più basso e il sistema antiturbativa. Le Commissioni hanno anche proposto al Governo di valutare se elevare il limite di un milione di euro. Le Commissioni hanno proposto di elevare il numero degli operatori da invitare alle procedure negoziate. Per importi compresi tra 40mila e 150mila euro si passerebbe a 15 inviti negli appalti di lavori e a 10 inviti in quelli di servizi e forniture. Le Commissioni hanno confermato l’idea emersa durante l’esame del Correttivo e hanno chiesto che possano essere appaltate sulla base di un progetto semplificato solo le opere di manutenzione ordinaria di importo fino a 2,5 milioni di euro. Le manutenzioni straordinarie, che possono implicare lavori di impatto considerevole, dovrebbero invece seguire le procedure ordinarie. Perché siano rispettati i principi della delega e si eviti di dare troppo potere discrezionale alle Stazioni Appaltanti, il parlamento ha chiesto che la terna dei subappaltatori sia indicata obbligatoriamente per i contratti di importo superiore alle soglie comunitarie e nei settori a rischio infiltrazione criminale, indicati dall’articolo 1, comma 53, della Legge 190/2012. Le Commissioni si sono dette favorevoli al mantenimento del tetto del 30% al subappalto, calcolato sull’intero importo del contratto. Le Commissioni hanno proposto un termine di 12 mesi per mandare in gara i progetti definitivi già approvati alla data dell’entrata in vigore del nuovo Codice Appalti. Questo significa mantenere i tempi previsti dal Codice Appalti, mentre il Correttivo aveva ipotizzato di estendere il termine a 18 mesi. Confermata anche l’intenzione, annunciata durante i lavori, di circoscrivere i casi di urgenza ed elevato contenuto tecnologico che permettono alla Stazione Appaltante di procedere con l’appalto integrato. Il Parlamento si è detto contrario a qualunque deroga ai limiti per gli affidamenti in house. Secondo le Commissioni, devono essere mantenuti l’obbligo di mandare in gara l’80% dei lavori e la possibilità di svolgere in house solo il 20% delle lavorazioni, senza escludere le manutenzioni da questi limiti. Per quanto riguarda le concessioni in scadenza, il Parlamento ha proposto di elevare da ventiquattro a trentasei mesi il termine per bandire le gare, oltre il quale scatta la revoca della concessione.

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