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Codice appalti, Ance: ‘il limite del 30% al subappalto limita la concorrenza’


“Il limite del 30% al subappalto riduce artificiosamente il numero degli offerenti e limita la partecipazione delle imprese alle gare”. Lo ha affermato il presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), Claudio De Albertis, durante un’intervista rilasciata a Edilportale. Quello del tetto al subappalto è uno dei punti di critica principale che l’ANCE ha sollevato sul Codice Appalti appena entrato in vigore. Bocciati anche il limite a un milione di euro per il criterio di aggiudicazione col massimo ribasso e le critiche dei sindacati sulle concessioni, mentre è stata espressa soddisfazione sui criteri reputazionali per la qualificazione delle imprese. “Col tetto del 30% al subappalto – ha affermato Claudio De Albertis – si limita artificiosamente il numero degli offerenti e si rende più complessa la partecipazione alle gare”. In base al Codice, l’impresa partecipante in caso di aggiudicazione deve eseguire in proprio il 70% delle lavorazioni e può subappaltare solo una quota pari al 30% dell’importo complessivo del contratto di lavori. Questo significa che solo alcune imprese hanno i requisiti per svolgere autonomamente i lavori e che molte altre da sole non possono presentare delle offerte per partecipare alle gare. “Nella pratica, quindi – ha evidenziato – le imprese sono obbligate a costituire Ati orizzontali o verticali, con effetti non particolarmente virtuosi”. D’altro canto, ha sottolineato il presidente De Albertis, “la liberalizzazione del subappalto esiste in tutti i Paesi. Poi è stato introdotto il limite producendo un effetto non trasparente sul mercato e la concorrenza”. Prima dell’entrata in vigore del Codice, Consiglio di Stato, Anac e imprese hanno sottolineato i rischi della totale deregulation del subappalto e ottenuto l’introduzione della soglia di riferimento.Il presidente Claudio De Albertis ha criticato la procedura di individuazione delle commissioni giudicatrici che, per gli appalti di importo inferiore alle soglie comunitarie rimane a discrezione della Stazione Appaltante, “mentre noi pensiamo che sia meglio che i commissari vengano scelti dall’Anac”. “Pur essendo consapevoli di aver lottato contro il massimo ribasso – ha spiegato il presidente De Albertis – siamo preoccupati che con questo sistema non vengano messe in gara le opere. Tutto questo in un periodo in cui, nei primi tre mesi dell’anno si è registrato un nuovo calo delle gare ed è necessario far ripartire l’infrastrutturazione del Paese”.Per sbloccare la situazione – ha aggiunto De Albertis – avevamo proposto che l’importo sotto cui usare il massimo ribasso, con un sistema antiturbativa e l’esclusione automatica delle offerte anomale, fosse 2,5 milioni di euro”. “In alternativa – ha concluso il presidente ANCE – la soglia dei 2,5 milioni si poteva usare fino all’adozione di un vero sistema di qualificazione delle Stazioni Appaltanti e delle imprese”. Sulla qualificazione delle Stazioni Appaltanti e delle imprese l’Ance si è detta invece soddisfatta dalla scelta di utilizzare i criteri reputazionali e un sistema di controlli a cura ddell’Anac.Sulla polemica che sta vedendo contrapposti Governo e società concessionarie, il presidente De Albertis ha affermato di voler invitare i sindacati a ricordarsi che nelle direttive europee sugli appalti è scritto che se una concessionaria vince una concessione senza gara poi non può affidare lavori in house. Il Codice Appalti approvato prevede che nelle concessioni di importo superiore a 150 mila euro, l’80% dei lavori sia affidato con gara e il 20% possa andare alle società in house. I trasgressori dovranno riequilibrare la situazione nell’anno successivo. Se non lo faranno e se verrà accertato lo sforamento del limite per due anni consecutivi, l’impresa titolare della concessione pagherà una multa pari al 10 % dell’importo complessivo dell’appalto.Sul tema, però, l’intesa sembra lontana. I sindacati Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil hanno indetto per mercoledì 27 aprile lo sciopero delle società in house delle concessionarie. Il motivo della protesta è il mancato recepimento dell’accordo siglato a fine marzo all’interno del Codice Appalti.

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