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Appalti, nuovo Codice e vecchio Regolamento potrebbero coesistere per due anni


Un periodo transitorio della durata massima di due anni in cui, per non creare vuoti normativi, il vecchio regolamento del 2010 resterà in vigore fino all’adozione dei nuovi decreti attuativi. Lo suggerisce il Consiglio di Stato nel parere sulla bozza del nuovo Codice Appalti. Il CdS ha anche chiesto di garantire la netta separazione tra la fase di progettazione ed esecuzione delle opere, garantire l’offerta economicamente più vantaggiosa nei servizi intellettuali e rivedere le discipline dell’avvalimento e qualificazione delle imprese. Dal momento che molteplici decreti attuativi dovranno sostituire l’attuale regolamento, il Consiglio di Stato raccomanda di non abrogarlo subito perché così si creerebbe un vuoto normativo poco gestibile. Il suggerimento è di mandarlo in pensione solo dopo l’approvazione dei singoli decreti attuativi, ma comunque non oltre i due anni dall’entrata in vigore del nuovo Codice Appalti. Se da una parte si vuole creare un passaggio poco traumatico dalle vecchie alle nuove regole, dall’altra il CdS mette dei paletti temporali. Per l’attuazione del Codice sono stati infatti censiti cinquanta decreti attuativi. Un numero che desta la preoccupazione del Consiglio di Stato e che per essere completato potrebbe richiedere diverso tempo. L’ipotesi del periodo transitorio è stata ventilata anche dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), Raffaele Cantone, che ha proposto di far restare in vigore il vecchio regolamento per circa tre mesi, fino all’adozione della regolamentazione di dettaglio. Il Consiglio di Stato ha poi raccomandato che i decreti attuativi siano raccolti in testi unici da ciascuna Autorità competente, in particolare Anac e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit). Il nuovo Codice Appalti separa la fase di progettazione delle opere, cui è attribuito un ruolo centrale, da quella di esecuzione. Il Consiglio di Stato ha però sottolineato che questa impostazione potrebbe essere elusa con contratti atipici di partenariato pubblico-privato. Il CdS ha chiesto che il criterio di aggiudicazione con offerta economicamente più vantaggiosa sia garantito per tutti i servizi a contenuto intellettuale. È stata giudicata positivamente l’ammissione dell’avvalimento plurimo, frazionato, e infra-ATI. Secondo il CdS bisognerebbe però prevedere l’introduzione del contratto di avvalimento e spiegare in dettaglio perchè è stato vietato per gli appalti nel settore dei beni culturali. Il Consiglio di Stato ha infine chiesto che l’Anac curi la revisione del sistema Soa e che, in generale, le regole di qualificazione siano indicate in modo chiaro e univoco nel Codice e nei regolamenti attuativi.

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