Una delle domande che ricevo più spesso negli ultimi giorni è: “A che punto siamo arrivati nel processo di approvazione del nuovo codice degli appalti?”. Per rispondere a questa domanda è sufficiente dare uno sguardo attento alla Legge 28 gennaio 2016,n.11 con la quale il Parlamento ha delegato il Governo a recepire le 3 direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, e il riordino della normativa del settore. Entrando nel dettaglio, l’art. 1, comma 1 della legge delega ha dato la possibilità al Governo di scegliere due strade:
l’adozione entro il 18 aprile 2016 di un decreto legislativo per l’attuazione delle 3 direttive europee ed entro il 31 luglio 2016 di un decreto legislativo per il riordino complessivo della disciplina vigente in materia;
l’adozione entro il 18 aprile 2016 un unico decreto legislativo.
La scelta del Governo, nonostante i tempi molti limitati, è stata quella di puntare su un unico decreto legislativo che ha cominciato il suo iter già prima della pubblicazione della legge delega (la prima bozza dello schema di DLgs è datata 27 gennaio 2016) con audizioni nella ormai nota Commissione presieduta dall’avv. Antonella Manzione. Audizioni molto particolari perché alla maggior parte degli interlocutori (Consigli Nazionali delle professioni tecniche in testa) non è stata fornita una copia ufficiale e definitiva dello schema di DLgs, con la conseguenza che ogni osservazione è stata formulata su testi che nel frattempo circolavano nel web. Dal 18 aprile 2014 (data di pubblicazione delle 3 Direttive comunitarie), Governo e Parlamento hanno avuto ben 24 mesi per adeguarsi alle direttive europee, impiegando 21 mesi per definire la legge delega e appena 3 mesi per approvare (se sarà approvato) un decreto legislativo che governerà il comparto dei lavori pubblici per i prossimi anni. Dopo alcune settimane di passione, il Consiglio dei Ministri del 4 marzo 2016 ha approvato in esame preliminare il decreto legislativo di riordino degli appalti pubblici.
Il 7 marzo 2016 il testo del provvedimento è stato trasmesso alla Camera dei Deputati ed è stato assegnato:
all’VIII Commissione Ambiente
alla V Commissione Bilancio
alla XIV Commissione Politiche dell’Unione Europea
e al Senato ed è stato assegnato:
alla I Commissione Affari costituzionali
alla V Commissione Bilancio
all’VIII Commissione Lavori pubblici e Comunicazione
alla XIV Commissione Politiche dell’Unione Europea
L’esame del provvedimento da parte di Camera e Senato è cominciato il 15 marzo 2016. A questo punto, come previsto dall’art. 1, comma 3 della legge delega, il Governo dovrà attendere:
entro il 27 marzo 2016 il parere del Consiglio di Stato e della Conferenza unificata;
entro il 6 aprile 2016 il parere delle Commissioni di Camera e Senato.
Così come stabilito allo stesso comma 3, ove il parere delle Commissioni parlamentari non sia stato predisposto entro il termine stabilito il decreto legislativo potrà essere adottato anche in mancanza dello stesso. Se, com’è probabile, dovesse arrivare un parere delle Commissioni di Camera e Senato, il Governo dovrebbe prenderne atto e rivedere lo schema di decreto legislativo con la conseguenza che, superato il termine del 18 aprile 2016, scadrebbe la legge delega e non solo si dovrebbe ricominciare tutto d’accapo, ma dovremmo far fronte ad una nuova procedura di infrazione comunitaria.