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Nuovo Codice Appalti: è stallo per le imprese edili?


Il Nuovo Codice Appalti è stato pubblicato il 19 aprile sulla Gazzetta Ufficiale (decreto legislativo 50/2016). Rispetto alla versione iniziale, nella versione definitiva: 1) è stato inserito il tetto del 30% al subappalto, 2) non è stato previsto il riferimento obbligatorio al DM Parametri, 3) non sono state abbassate le soglie per il massimo ribasso e la procedura negoziata, che sono rimaste ferme a un milione di euro. Entrano in vigore dal 20 aprile (e non più dal 19, vedi sotto): 1) l’aggiudicazione con l’offerta economicamente più vantaggiosa, 2) il divieto di appalto integrato, 3) il limite del 30% al subappalto, 4) la cancellazione dell’incentivo del 2% ai progettisti interni alla Pubblica Amministrazione. La nuova disciplina introdotta dal Nuovo Codice Appalti sta creando un discreto numero di problematiche procedurali, dando vita ad un vero e proprio stallo iniziato lo scorso 20 aprile in corrispondenza dell’entrata in vigore delle nuove norme. Accade infatti che il mercato dei lavori pubblici continui a rimanere “a corto” di nuove procedure: di conseguenza le imprese edili che lavorano con la Pubblica Amministrazione si trovano a confrontarsi quindi con un vuoto assoluto di iniziative aperte alla libera concorrenza, nell’ultimo mese (dal 24 aprile al 25 maggio) sono stati promossi complessivamente appena 351 bandi di lavori (molti meno dei 1666 dell’intero mese di aprile, come rilevato dal CRESME Europa Servizi). Di questi, 252 ricadono nella fascia fino a 500mila euro, 77 hanno un importo compreso tra 500mila euro e 2,5 milioni, 11 tra 2,5 e 5 milioni, otto tra 5 e 15 milioni e solo due oltre i 15 milioni.In un’ottica complessiva di gestione della materia degli appalti rivestono importanza le parole del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio in risposta alle polemiche (sollevate anche alle ANCE regionali) sui presunti ostacoli posti attraverso le nuove misure normative ai lavori pubblici in Italia. “Il nuovo codice dà fastidio a molti” afferma il ministro. “Ma prima qual era la situazione nei lavori pubblici? Corruzione, aumento di costi e tempi in corso d’opera, programmazione faraonica della legge obiettivo (che non ha prodotto alcuna accelerazione nelle grandi opere). Il nuovo codice serve a combattere tutto questo, dando centralità al progetto, alla legalità, alla qualificazione delle stazioni appaltanti e delle imprese; mettendo in gara solo il progetto esecutivo e valutando le offerte non al massimo ribasso. Che queste complesse novità avrebbero creato qualche problema è evidente. Certo, dovremo aiutare le amministrazioni ad applicare il nuovo Codice”.

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