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Opere pubbliche, la programmazione punta sulle incompiute


Negli appalti di lavori, servizi e forniture la parola d’ordine sarà programmazione. Lo prevede il Codice Appalti (D.lgs. 50/2016) e lo mette nero su bianco la bozza di decreto attuativo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) che ha ricevuto il secondo via libera dal Consiglio di Stato col parere 1806/2017. Il CdS si era già pronunciato lo scorso febbraio, ma l’approvazione del Correttivo ha reso necessarie ulteriori valutazioni. Già nel primo parere, il CdS ha valutato positivamente l’attenzione alla fase di programmazione, che assume la stessa importanza della scelta del contraente. Senza una programmazione adeguata si è infatti capito che si va incontro a ritardi nella realizzazione delle opere o acquisto di servizi non rispondenti alle reali necessità delle Amministrazioni. In altre parole, una adeguata programmazione serve al risparmio di tempo e denaro pubblico. Sarà redatto il programma triennale dei lavori pubblici che riguarderà i lavori il cui valore stimato sia pari o superiore a 100mila euro. La vera novità è che, prima della redazione dei programmi triennali dei lavori pubblici, le Amministrazioni dovranno effettuare la ricognizione delle opere incompiute e scegliere se completarle, ridimensionarle, venderle o demolirle.Sono anche previsti controlli ex-post per accertare che l’Amministrazione abbia centrato gli obiettivi di programmazione. Il Consiglio di Stato ha ribadito che è necessario indicare il funzionamento dei controlli e la correlazione con eventuali sanzioni, che potrebbero anche non avere un impatto economico, ma solo sulla reputazione dell’Amministrazione. Secondo il CdS, bisogna inoltre valutare se il Codice Appalti e le modifiche introdotte con il Correttivo vanno nella giusta direzione, in modo da valutare eventuali modifiche normative.


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