Il potere, previsto dal Codice Appalti per ottenere un sistema più spedito ed evitare ricorsi, è stato cancellato dal Correttivo. A pesare sulle scelte del Governo è stato il parere del Consiglio di Stato. Ma Palazzo Spada ha precisato, in una nota, di aver chiesto solo la riformulazione e non l’abrogazione della misura. Il Governo potrebbe ora decidere di reintrodurre la misura utilizzando la manovrina, che a breve inizierà l’iter in Parlamento per la conversione in legge. Dato che in passato l’iter delle gare è stato spesso rallentato da liti e ricorsi, il Codice Appalti stabilisce che, su iniziativa della Stazione Appaltante o di una delle parti, l’Anac si esprima su questioni insorte durante lo svolgimento delle procedure. Il parere vincola le parti, ma può essere impugnato anche davanti al Tar e al Consiglio di Stato. Questo aspetto non cambia. Il Codice, all’articolo 211, comma 2, prevedeva anche che l’Anac potesse raccomandare alla Stazione Appaltante di correggere eventuali atti ritenuti illegittimi, punendo con una multa fino a 25mila euro il mancato adeguamento alle sue prescrizioni. Questa norma è stata abrogata dal Correttivo. Nell’approvazione definitiva del Correttivo, il Consiglio dei Ministri ha tenuto conto delle perplessità espresse sull’argomento dal Consiglio di Stato e ha abrogato il comma 2 dell’articolo 211. La decisione ha scatenato molte polemiche da parte di sindacati, addetti ai lavori e parlamentari, che hanno parlato di colpo di mano del Governo e di mancanza di una reale volontà di combattere la corruzione e sbloccare il mercato degli appalti.Con una nota diramata nei giorni scorsi, il CdS ha chiarito la sua posizione, spiegando di non aver mai chiesto l’abrogazione, ma solo la riformulazione della norma per renderla immune da “eccesso di delega e incostituzionalità”. Nel 2016, il Consiglio di Stato aveva proposto che l’Anac potesse esprimersi sui bandi e sugli atti generali e che, in caso di mancato adeguamento al richiamo, potesse presentare ricorso, ma non irrogare una sanzione.“ Il tutto – si legge nella nota – nel quadro legislativo del contrasto preventivo alla corruzione, in un’ottica di collaborazione sul piano tecnico, necessariamente rimettendo alla sede politica la responsabilità di ogni conseguente scelta”. L’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) dopo aver espresso un giudizio positivo sui contenuti del Correttivo, ha sottolineato che è necessario dare “chiare indicazioni sui poteri dell’Anac la cui missione, da noi sposata fin dall’inizio è quella di garantire in maniera trasparente e spedita l’applicazione di regole certe e uguali per tutti”. Per questa ragione, ha aggiunto il presidente, Gabriele Buia, “è indispensabile che l’Anac possa contare su una regolamentazione operativa e strumenti adeguati per favorire il decongestionamento del contenzioso, uno dei principali freni all’apertura dei cantieri, evitando però di ingolfarla con competenze di ogni genere”. A fronte delle polemiche suscitate dall’argomento, l’Esecutivo ha assicurato una correzione. Quasi sicuramente non sarà possibile agire sul Correttivo. Il testo è infatti prossimo alla Pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Molto più probabilmente le norme verranno introdotte nella manovrina 2017. In fase di conversione, il Parlamento potrebbe tornare sul tema delle competenze e sui poteri dell’Anac. Sarebbe la prima correzione del Correttivo.