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Appalti, Anac aggiusta il tiro su rating di impresa e di legalità


Utilizzare il rating di impresa, riveduto e corretto, nelle aggiudicazioni col criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa al posto del rating di legalità. Questa e altre considerazioni sono contenute in un recente atto di segnalazione dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac). Il documento propone una serie di modifiche al Codice Appalti (D. lgs 50/2016): all’articolo 83, comma 10 che istituisce il rating di impresa, all’articolo 84, comma 4, sugli organismi di attestazione e al 95, comma 13, che indica il rating di legalità come criterio premiale per la valutazione delle offerte. Si tratta di norme che, ha rilevato l’Anac, potrebbero sovrapporsi, col rischio concreto di contravvenire al divieto di gold plating, cioè l’introduzione di regole più severe rispetto a quelle fissate dal legislatore europeo. Obiettivo della ricognizione dell’Anac è, infatti, “costruire un sistema che dia certezza agli operatori economici e alle stazioni appaltanti senza introdurre adempimenti eccessivamente onerosi per la raccolta delle informazioni”. In base al Codice Appalti, il rating di impresa è obbligatorio, tanto che l’Anac può prevedere delle sanzioni per chi tarda a dichiarare situazioni che possono incidere sul punteggio. Per l’Autorità anticorruzione, però, il Codice si discosta dall’idea della legge delega (Legge 11/2016), che invece l’aveva ipotizzato come un “sistema di premialità aggiuntive”. Ma non solo, perché secondo l’Anac, leggendo il Codice emerge che il rating di impresa è obbligatorio solo per la qualificazione dei lavori. Questo per l’Authority è una “limitazione irragionevole del suo impiego” data la dimensione e le irregolarità riscontrate nel mercato dei servizi. Ci sarebbe inoltre, sottolinea l’ANAC, il rischio di sovrapposizione con il sistema di qualificazione Soa, che opera per gli appalti di importo superiore a 150mila euro. Il rating, quindi, coprirebbe in modo residuale le gare di importo inferiore, creando difficoltà e incertezze. Secondo l’Anticorruzione, rendere il rating di impresa volontario, potrebbe farlo utilizzare come criterio premiante nelle gare da aggiudicare con l’offerta economicamente più vantaggiosa. Il rating di impresa, sostiene l’Anac, potrebbe sostituire il rating di legalità perché sarebbe più idoneo a dimostrare l’esperienza dell’impresa. A detta dell’Autorità anticorruzione, l’affidabilità morale delle imprese che partecipano ad una gara è già garantita dall’articolo 80 del Codice Appalti, che individua i motivi di esclusione. Il rating di legalità è inoltre circoscritto alle imprese italiane e europee con sede in Italia aventi un fatturato minimo di 2 milioni di euro annui ed iscrizione alla Camera di Commercio da almeno due anni. Per tutti questi motivi l’Anac ha proposto di trattare il sistema della qualificazione delle imprese nel correttivo che dovrebbe vedere la luce tra pochi mesi.

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