E’ dal 1994, dalla famosa Legge Merloni, che il legislatore italiano cerca di regolamentare l’attività di progettazione delle opere pubbliche all’interno di un Codice dedicato ad appalti di lavori, servizi e forniture. Sono passati 22 anni e decine e decine di revisioni del Codice. Ma non si è mai riusciti a formulare regole che valorizzassero il Progetto come elemento centrale per la qualità delle opere pubbliche. Scriveva Albert Einstein: “Non possiamo risolvere i problemi se non abbandoniamo il modo di pensare che li ha creati”. L’errore sta nell’aver pensato di normare la Progettazione con regole assimilabili agli appalti di opere, servizi e forniture. Se non si capisce questo elemento qualsiasi tentativo di riforma – anche quella in via di approvazione da parte del Governo nelle prossime settimane – sarò destinata a fallire. Lo ha riconosciuto lo stesso ministro Del Rio nel corso della sua recente audizione alle commissioni riunite Ambiente e Lavori Pubblici di Camera e Senato:“Mi rendo conto che rispetto alle aspettative sulla centralità del progetto, forse, abbiamo un po’ deluso. Faccio un mea culpa. Pensavo a una migliore reazione perché credo che questa sia una chiave di successo di questo codice degli appalti. Adesso vediamo se riusciamo a lavorarci meglio se avete suggerimenti li accogliamo. A noi sembrava di aver fatto un buon lavoro ma evidentemente siamo stati molto ottimisti. Però credo anch’io che la centralità del progetto, la qualità del progetto e le società di progettazione siano tutte risorse assolutamente straordinarie che vanno messe in ordine, in fila, e quindi la disponibilità da parte nostra a lavorare su questo argomento c’è tutta. Certamente vogliamo essere coerenti rispetto al mandato che ci avete dato e su questo argomento non vogliamo essere omissivi”. Chi in questi anni ha “scritto” le regole delle varie versioni del Codice Appalti ha dimostrato un sostanziale ignoranza in fatto di architettura e di progettazione architettonica.Ha dimostrato di ignorare cosa sia un’opera architettonica e cosa sia il progetto d’architettura, continuando a considerarlo come un “servizio” e non come un’opera di ingegno. Ha ignorato la diversità di ruoli e compiti dei diversi soggetti che partecipano al processo edilizio. Ha confuso committenza e progettista delegando alla Pubblica Amministrazione ed ai suoi uffici tecnici il compito di progettare l’opera e non di programmarla e di controllarne la realizzazione. Ha confuso progettista e impresa di costruzioni attraverso formule di Appalto Integrato che non favoriscono l’integrazione e la collaborazione tra fase progettuale e fase realizzativi ma sostituisco il progettista con l’impresa, contribuendo a ledere alla radice quel valore di indipendenza che alla base dell’identità di ogni professionista. Ha ignorato la specificità delle logiche della concorrenzialità in materia di progettazione, applicando sistemi di valutazione (con le gare di progettazione) che non misurano in alcun modo la qualità intellettuale della prestazione. Al Ministro Del Rio l’IN/ARCH vuole comunicare un principio molto semplice: per non deludere le aspettative sulla centralità del progetto c’è bisogno di specifico CODICE PER LA PROGETTAZIONE DELLE OPERE PUBBLICHE che, finalmente, possa regolamentare questa materia con un provvedimento ad hoc.Su questo l’Istituto intende nei prossimi mesi avviare una campagna di sensibilizzazione di tutte le forze politiche, economiche e professionali nella speranza di giungere finalmente ad un risultato efficace.